La saga dei Mitago

di Robert Holdstock

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  1. sermic
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    Chi l'ha letta?
    Sono quattro volumi: La foresta dei Mitago, Lavondyss, La regione sconosciuta, Il tempio verde.
    Sono scritti bene e la storia è fantastica!

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    Ecco la storia:

    Sopravvissuta per più di ottomila anni agli attacchi dell’uomo, Ryhope Wood ha col tempo acquisito una sorta di vita propria, come un unico grande essere vivente in grado di difendersi, privo però di voce e autocoscienza.
    Questa energia vitale è tale da permetterle, ogniqualvolta entri in contatto con delle menti umane, di scavare nella loro memoria arcaica e di materializzare gli archetipi degli eroi che in ogni tempo, a seconda delle situazioni, gli uomini hanno desiderato corressero in loro aiuto; queste materializzazioni sono dette mitago (mito imago, immagine di un mito). Al contempo la foresta scava anche nell’inconscio del singolo individuo, dando ai mitago caratteristiche derivanti esclusivamente dai suoi sentimenti e bisogni.
    Lo stesso Holdstock ha in un’intervista confermato che, per delineare questo strano processo, si è ispirato alle teorie di Carl Gustav Jung; secondo questo maestro della psicanalisi, infatti, alla base della nostra psiche ci sarebbe anche un inconscio collettivo, che comprende tutte le esperienze delle generazioni passate e che si esprime nell’istinto e negli archetipi. Essi sono prodotti delle esperienze primordiali degli aspetti fondamentali della vita che si manifestano a noi per immagini.
    Questo spiega il carattere visionario dei libri, dove le figure oniriche che appaiono non sono solo espressione dell’inconscio dei personaggi, ma soprattutto dell’autore, che per crearle ha prima di tutto scavato dentro se stesso.
    Ed ecco questi viaggi.


    La foresta dei Mitago (Mythago Wood), 1984

    Sono decenni che George Huxley è ossessionato dai segreti della misteriosa foresta di Ryhope, nei pressi della quale vive insieme alla moglie e ai due figli Christian e Steven: non bada più alla famiglia, sparisce per giorni fra gli alberi e quando torna pare che vi sia rimasto per mesi, nel suo diario scrive annotazioni deliranti e prive di senso; un giorno torna perfino con una freccia piantata in corpo. Questa situazione irreale uccide la madre dei due, lasciandoli soli con la follia dell’uomo.
    Poi a Steven, di ritorno dalla seconda guerra mondiale, arriva la notizia della morte del padre; la lettera del fratello riporta anche l’annuncio del suo matrimonio con la bella Guiwenneth, eppure quando torna il ragazzo non trova nessuna coppietta felice, solo il fratello, ossessionato da Ryhope Wood, e il cadavere di una giovane donna.
    O meglio, il cadavere di un mitago, dato che Guiwenneth non era altro che una creazione della mente del padre.
    Sarà qui che inizierà il viaggio dei due fratelli all’interno della foresta.


    Una curiosità a riguardo di questo libro: Holdstock aveva in mente per esso una fine totalmente diversa rispetto a quella che ora leggiamo. Lui stesso in un’intervista ha raccontato di come abbia cambiato idea praticamente di fronte al foglio, senza neanche sapere perché; questo ha mutato totalmente il senso del testo, creando un netto divario tra quello che Steven crede di aver visto nel corso del suo viaggio e quello che ha visto.
    Ciò è in fondo perfettamente in linea con il senso globale della storia, un cammino prima di tutto dentro se stessi e, in questo caso, soprattutto alla ricerca di ciò che si ama e desidera di più: Guiwenneth è il simbolo stesso dell’amore, cercato da entrambi i fratelli fino quasi all’autodistruzione, è il desiderio, la donna ideale. Per raggiungerla bisogna andare fino al nucleo del bosco, il Lavondyss, che in una terra plasmata dalla propria mente non è nient’altro che il nucleo di se stessi.
    E poi c’è il rapporto con il mito: dentro Ryhope Wood i miti diventano realtà, così che qualunque mitago vi si trova coinvolto viaggia esclusivamente in una direzione, quella che porta alla fine della storia. Steven e Christian in teoria dovrebbero essere liberi, non essendo mitago, eppure diventano ugualmente i protagonisti di un racconto che esiste dalla notte dei tempi, immutabile. Insomma, il legame tra quello che loro sono e desiderano –e che quindi lì creano –e quello che i loro antenati furono e desiderarono –e che quindi crearono –è tanto forte, indissolubile, da fondere il sogno del singolo con quello dell’umanità, rendendolo una cosa sola.
    Ma quest’ultimo concetto viene trattato meglio nei due libri seguenti.



    Ambientata negli anni ’50, la storia non racconta di nessuno dei protagonisti del precedente libro. Personaggio principale è invece Tallis Keeton, strana adolescente a cui il nonno –in passato collaboratore di George Huxley –ha prima di morire lasciato una strana lettera che racconta dei misteri della foresta di Ryhope.
    Tallis è una ragazzina particolare, in grado di cogliere le storie che misteriose creature — tre mitago con il volto coperto — le raccontano, sempre intenta a costruire bambole, maschere che la mettono in contatto con un mondo sconosciuto. Poi un giorno Tallis scopre che il fratello Harry, creduto da tutti morto, è in realtà rimasto intrappolato in una terra spaventosa; la ragazzina fa di tutto per liberarlo e, nel tentativo di mettersi in contatto con lui, vede un giovane e bellissimo guerriero in fin di vita, Scathach.
    Se ne innamora.
    Non può lasciare che muoia, deve salvarlo, e nel cercare di farlo crea qualcosa le cui conseguenze saranno paradossali.


    La regione sconosciuta (Lavondyss, part second) 1988

    Il libro in questione è stato concepito dall’autore come la seconda parte di Lavondyss, non c’è quindi di che stupirsi se vi si ritrovano gli stessi personaggi.
    Sono anni che Tallis viaggia insieme a Scathach dentro Ryhope Wood, alla ricerca del fratello, ma si è persa, e il nucleo della foresta pare sempre più lontano. L’unica sua speranza è trovare consiglio presso il padre del ragazzo, un ex collaboratore di Huxley rimasto intrappolato anche lui nel bosco. Sarà lui a rivelarle che la causa del suo girovagare è la perdita di una delle sue maschere; per avere una speranza di raggiungere il Lavondyss Tallis dovrà ricostruirla, ma questo certo non basterà: diversa è per ognuno la strada che porta al nucleo, alla prima foresta. Una strada che attraversa sia la vita sia la morte.
    Questa storia in due volumi si definisce certo come la più grande della saga: molto inquietante, i contorni della realtà si fanno sfumati, rendendo impossibile distinguere tra ciò che è vero e ciò che è sogno. L’influenza della foresta di Ryhope si amplifica fino a racchiudere in sé anche la ‘normalità’, che appare quasi ottusa di fronte a quello che è invisibile a tutti tranne che a Tallis che, attraverso maschere particolari, si stacca dall’ignoranza degli altri. I manufatti da lei usati altro non sono che il mezzo per raggiungere talune aree del suo inconscio, inconscio che si manifesta nelle creature che abitano Ryhope Wood.
    Particolare è inoltre il legame con le storie che Tallis racconta: in La foresta dei Mitago i protagonisti sono coinvolti in storie già esistenti, qui esse vengono da un passato remoto, dal fulcro stesso del nostro inconscio collettivo, eppure la protagonista non si limita a raccontarle.
    Indirettamente le crea.
    Qui naturalmente risiede un paradosso enorme: com’è possibile che crei qualcosa che risale agli albori dell’umanità? Che sia la causa di qualcosa che le viene donato da altri?
    Dal punto di vista del racconto, questo accade perché il Lavondyss è al contempo centro dell’inconscio e della storia dell’individuo, e punto in cui si raggiunge l’inizio stesso della coscienza e della storia umana. Quindi Tallis, raggiungendo il nucleo di Ryhope Wood fonde se stessa alla storia, andando oltre il comune concetto di tempo e mischiando definitivamente il proprio inconscio a quello collettivo.
    Insomma, non solo nessun individuo può esistere senza il passato — il che è abbastanza ovvio — ma non può nemmeno sperare di conoscere se stesso — raggiungere il Lavondyss, nella storia di Holdstock — senza conoscere il passato dell’umanità e soprattutto ciò che esso ha desiderato e sognato. Tallis quindi, quando influenza le storie che le verranno insegnate, non va vista come Tallis individuo, ma semplicemente come coscienza, coscienza che non appartiene ad un singolo né a un tempo, ma che è ovunque, sempre, in tutti ed è tutti. Ne consegue perciò che in realtà non è la ragazzina in sé a fare tutto ciò, ma la matrice che è in lei.
    Allo stesso modo quello che siamo, sappiamo e sogniamo, le nostre storie sono frutto di altri uomini vissuti secoli, se non millenni fa, di cui però conserviamo ancora un frammento fondamentale che è parte integrante di noi.


    Il tempio verde (The Hollowing)

    In seguito alla sparizione di Tallis, anche il padre l’aveva seguita dentro Ryhope Wood, tornando solo dopo un anno, per poi morire sei mesi più tardi apparentemente in preda alla follia.
    Ma un amico di Tallis, Alex Bradley, credeva a ciò che diceva, ed era convinto che il signor Keeton fosse realmente in grado di vedere la figlia attraverso la maschera che le cadde il giorno in cui se ne andò di casa. Per questo il giorno della morte dell’uomo aveva deciso di provare anche lui, cadendo subito dopo in uno stato di completa catalessi, in seguito alla quale pochi furono i mesi che lo separavano da una fuga precipitosa e dal ritrovamento delle sue ossa.
    Ma le cose sono andate veramente così?
    Passano otto anni, è il 1968, e il padre di Alex, Richard, viene contattato da un gruppo di scienziati che vive e studia Ryhope Wood, che gli comunicano un’importante notizia: Alex è vivo.
    Lo schema della vicenda non è essenzialmente diverso da quello delle altre due storie, il che forse lo rende leggermente monotono; bisogna dire che, però, la particolarità del contesto rende fondamentale non gli avvenimenti, ma la loro finalità e le immagini che scaturiscono dalla foresta.
    In questo caso le immagini sono frutto della mente di un ragazzino, il che conferisce una certa originalità all’ambientazione. Altro tratto particolare è la visione di un mondo soprannaturale attraverso la scienza: gli individui che contattano Richard sono scienziati e storici che cercano di dare un senso agli avvenimenti di Ryhope Wood, e vorrebbero farlo utilizzando la razionalità, cosa che non riesce completamente. Ne consegue quindi che si trovano prima ad affidarsi anche a un lato più irrazionale — ma neanche questo sortisce pienamente effetto — poi a essere risucchiati dalla foresta, senza via di fuga.
    Forse la razionalità non è l’unica — né la più efficace — fra le strade che portano alla comprensione della mente umana.
     
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